sabato 28 ottobre 2017

100 ANNI PER BONAVENTURA


“Qui comincia la sciagura del signor Bonaventura.” È con queste parole, apparse sul Corriere dei Piccoli del 28 ottobre 1917, che si apre la prima avventura del celebre personaggio in abito rosso. Un incipit, che in seguito verrà lievemente corretto in “qui comincia la sventura”, destinato ad accompagnare la creatura di Sto in tutte le sue tavole.
Secondo quanto narrato dallo stesso Sergio Tofano, Bonaventura nasce in modo abbastanza estemporaneo, semplice, quasi intuitivo: “Silvio Spaventa Filippi (il direttore del Corriere dei Piccoli, ndr) mi domandava un nuovo personaggio, da aggiungere a Fortunello, a Cirillino, a Cagnara, al Capitan Cocoricò e agli altri eroi delle colorate pagine del Corrierino. E una sera, al caffè, sul marmo di un tavolino, nacque – quasi per una distrazione – il nuovo eroe… Fu bianco e rosso perché al momento della sua nascita non avevo a mia disposizione che un lapis rosso e il marmo bianco del tavolino. E la sua foggia restò quella.” I colori quasi patriottici del personaggio sono quindi casuali, del tricolore manca solo il verde, che fa tuttavia capolino in un’avventura che lo vede perdere la giacchetta rossa e costretto a sostituirla con delle foglie. Ma nello spirito creativo di Bonaventura un pizzico di amor patrio c’è, dato che tra i motivi che portano alla sua nascita vi è anche la volontà di risollevare l’italico morale dopo la sconfitta di Caporetto (del 24 ottobre 1917). Forse intendendo suggerire che, come nella finzione fumettistica da una sciagura può nascere qualcosa di buono, anche nella realtà l’esercito italiano può risollevarsi dalla disfatta. Cosa che, infatti, avviene di lì a poco cambiando le sorti della Grande Guerra.
Ma che succede in quella prima tavola in sei vignette accompagnata da divertenti rime? Il personaggio, sportosi da un balcone, cade rovinosamente verso il suolo, senonché la sua caduta viene attutita da un lestofante di passaggio condannandolo alla cattura. In premio, Bonaventura riceve una bella medaglia, o meglio: “lo decorano al valore tra l’unanime contento!” Lo schema narrativo è deciso e destinato a divenire immutabile: Bonaventura colpito da una qualsiasi sventura la vede trasformarsi in fortuna, guadagnandosi il suo premio che ben presto diviene un immancabile milione di lire.

IL BONAVENTURA DEGLI ALTRI
Quella cifra inarrivabile, mostrata sotto forma di un foglio bianco su cui è riportata in corsivo la scritta “un milione” perdura sino al 15 agosto 1943, quando la galoppante inflazione non la fa apparire più così favolosa. Si trasforma quindi in “un miliardo”, restituendo smalto al premio e a colui che lo incassa. Accompagnato dalla consuete strofette in versi ottonari, Bonaventura continua ad allietare il pubblico fino agli anni Settanta, sempre grazie alla verve creativa di Sto, anche se talvolta a firmarne le avventure subentra qualche nuovo artista. Già negli anni Venti, in occasione di speciali ricorrenze come Pasqua e San Silvestro, il Corrierino chiede ad altri autori di realizzare brevi omaggi al personaggio. Così, Antonio Rubino, Carlo Bisi, Domenico Natoli ed Enrico Castello ne firmano personali reinterpretazioni, spesso facendolo agire al fianco di altri character del vendutissimo settimanale, come Felix, Fortunello, Arcibaldo ecc. Negli anni Settanta è invece Carlo Peroni a ottenere dallo stesso Tofano l’autorizzazione a creare nuove storie del personaggio, destinate a uscire dopo la morte di Sto. Poi tocca ad Adriano Carnevali, che porta avanti il personaggio fino al 1990. Oggi, per quanto le sue avventure in versi non appaiano più sul Corriere dei Piccoli, a sua volta scomparso, Bonaventura resta nel cuore di lettori e artisti. Persino il fumettista argentino Carlos Nine ne era un fan entusiasta: “Amo molto il Signor Bonaventura, colleziono i suoi vecchi libri. Era un fumetto fantastico.”

IL MONDO DI BONAVENTURA
Bonaventura non si esibisce solo sulla carta stampata, in quel suo mondo bidimensionale, dal segno essenziale, che per pulizia e gaia fantasia diventa una sorta di realtà alternativa, luogo incantato in cui ogni evento negativo si trasforma in successo repentino e inaspettato.
Dal 1927 al 1953 Tofano porta Bonaventura sulle scene teatrali per ben sei volte, mentre nel 1942 dirige un film a lui dedicato, con l’interpretazione di Paolo Stoppa. In epoca televisiva, Bonaventura ricopre un ruolo pubblicitario, che conferma in anni recenti sotto forma di disegno animato, grazie all’impegno del figlio di Sto, Gilberto Tofano. Negli anni Novanta è testimonial di una serie di strisce sull’economia, pubblicate sul Sole 24 Ore e si fa portavoce della nuova moneta, l’euro, incassando i propri premi nella moderna valuta. Sempre Gilberto Tofano, inoltre, in collaborazione con lo Studio Numeri crea due cortometraggi in computer graphic, Bonaventura e il canotto e Bonaventura e il baule, che riscuotono grande successo di critica. Insomma, tanti auguri Signor Bonaventura.