sabato 2 febbraio 2013

IL SUO NOME È BOND, JAMES BOND…


“Un uomo interessante cui succedono cose incredibili”, così venne definito James Bond da Ian Fleming, lo scrittore che lo creò nel 1953 nel romanzo "Casinò Royal". La spia più famosa di tutti i tempi da oltre cinquant'anni continua a entusiasmare il pubblico di tutto il mondo, passando con disinvoltura da un media all'altro. 
C'è molto di Ian Fleming in James Bond. Discendente di una ricca famiglia inglese, nel corso di una vita non eccessivamente brillante ma sufficentemente avventurosa, Fleming si dedicò al giornalismo e all'attività bancaria, ma soprattutto si arruolò nei servizi segreti britannici durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu probabilmente quell'esperienza a fornirgli la grezza creta per modellare la sua creatura letteraria. Inoltre, proprio come Bond, Fleming amava i vestiti eleganti, le feste lussose, gli amici affascinanti, i luoghi esotici, il tutto condito col tipico aplomb inglese. 
Nei quattrodici libri scritti (12 romanzi e due raccolte di racconti), Flaming descrive sempre succintamente il personaggio, conferendogli un aspetto lievemente più tenebroso di quello della sua versione cinematografica. Attraverso la lettura delle sue avventure è possibile farsi un quadro di tutta la vita del personaggio. Figlio di padre scozzese e madre svizzera, che periscono in un incidente quando è ancora un ragazzo, Bond viene affidato alle cure di una zia che vive nel Kent. Frequenta il prestigioso collegio inglese Eton, ma ne viene espulso per questioni di sesso. Passa a Fettes, ove pratica anche pugliato e judo. In seguito entra nel Ministero della Difesa Britannico e, al termine della Seconda Guerra Mondiale, nei Servizi Segreti. Il numero 007, che lo identifica, indica anche la sua particolare qualifica, dato che il doppio zero è sinonimo di “licenza di uccidere” assegnata solo agli agenti migliori e più fidati. Il personaggio è pronto per affrontare il mercato editoriale, Fleming sforna circa un libro all'anno. Il successo arriva velocemente e, anche se i salotti letterari non vedono di buon occhio quelle storie fatte di spie e condite di sesso, il pubblicò comincia ad amare il personaggio, anche fuori dall'Inghilterra. Nel 1961, in un'intervista su Life, il presidente John Fitzgerald Kennedy afferma che "Dalla Russia con amore" è il suo secondo libro preferito, subito dopo "Il rosso e il nero di Stendhal". Il più elegante degli inglesi ha fatto breccia nel cuore dell'America. 
Poteva il cinema lasciarsi sfuggire un personaggio come Bond? Certamente no. E "Dr. No" è il titolo del suo primo film (giunto in Italia come "Licenza di uccidere"), uscito nelle sale inglesi nel 1962 e in quelle statunitensi nel 1963. Lo strillo sulla locandina cinematografica recita “meet the most extraordinary gentleman spy in all fiction”. Anche se il secondo film, "Dalla Russia con amore", secondo molti fan è migliore del primo, e anche se la bondmania scoppia solo col terzo, Goldfinger, già in Licenza di uccidere gli ingredienti del successo ci sono tutti. Innanzitutto lui, Bond, a cui presta volto e fisico un giovane Sean Connery in splendida forma, macho e ironico come il personaggio deve essere. Poi le bond girls, Ursula Andress in primis, la cui immagine in bikini mentre esce dall'acqua è entrata a far parte della storia del cinema. Seguono i “gadget”, i congegni da agente segreto che Bond utilizza con disinvoltura al momento opportuno. E infine gli abiti: sin dalla sua prima apparizione Bond è inappuntabile in giacca e cravatta, mostrando uno stile sobrio ma ineccepibile, da vero gentleman inglese. Una caratteristica, quest'ultima, che ben si intona anche con la scelta del suo mezzo di trasporto per eccellenza: una Aston Martin DB5. Auto meravigliosa e dalle sinuose curve, che ricordano quelle delle splendide fanciulle presenti in ogni film e catalogabili in due sole categorie: belle e letali, belle e accondiscenti. Nell'universo maschilista di Bond non sembre infatti esserci posto per il “brutto”, con l'eccezione, ovviamente, dei suoi cattivissimi avversari maschili. 
In quarant'anni di presenza al cinema, il ruolo di Bond deve per forze di cose passare ad altri attori, nell'ordine: George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan, Daniel Craig. Nonostante i fan più attempati in genere ritengano che l'unico “vero” James Bond sia il primo, anche altri interpreti si guadagnano i propri sostenitori. Con la sola esclusione di Lazenby, protagonista di un solo film, che sembra non essere apprezzato da nessuno e che, in effetti, dopo "Al servizio segreto di Sua Maestà" (del 1969) sparisce dalla scena.



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