lunedì 27 dicembre 2010

LANCIOSTORY IN EDICOLA


Lanciostory (e il "fratello" Skorpio) sono settimanali spesso ignorati dagli addetti ai lavori, ma contengono materiali molto interessanti. Certamente il valore di questi ultimi è discontinuo e il fatto che vengano pubblicati a puntate fastidioso (fatti che spingono anche il sottoscritto a seguirli a singhiozzo, preferendo i bei cartonati nei quali vengono talvolta raccolte le storie). Il numero attualmente in edicola (vedi cover) è però fortemente consigliato, partono infatti due nuove serie francesi molto promettenti: "I corsari di Alcibiade" (di Denis-Pierre Filippi ed Eric Liberge, pubblico la vignetta di apertura in fondo a questo post) e "Acqua alta" (di Schmitt). Si tratta di serie di genere fantastico (simil steampunk la prima, più fantascientifica la seconda) che ben promettono, sia dal punto di vista narrativo sia da quello grafico, creando mondo originali e intriganti. Buoni anche altri fumetti ospitativi, come la prima parte di una nuova storia di "La tigre bianca" (di Didier Conrad e Yann). Di alcune di queste storie avremo magari modo di parlare più in dettaglio in futuro.

domenica 26 dicembre 2010

BUONI PROPOSITI PER IL 2011

Alzarsi prima la mattina.
Leggere più libri.
Scrivere più libri.
Far decollare il blog sulle ray gun.
Ripartire (seriamente) con twitter (davidcastel).
Postare più notizie.
Divertirmi di più nelle cose di tutti i giorni.
Segnare più gol a calcetto.

mercoledì 22 dicembre 2010

COPERTINA DI ROTTURA?


Il Lanciostory in questione è di un paio di mesi fa, ma è rimasto fino a oggi sulla mia scrivania perché mi ha colpito l'immagine di copertina. Una donna a seno nudo sulla cover di una rivista di fumetti (non vietata ai minori) di questi tempi non è poi così normale. Certamente i nudi femminili sono sfruttati un po' da tutti (dai settimanali tipo Panorama alle trucide trasmissioni televisive), ma sul fronte dell'editoria a fumetti c'è ancora un certo timore di "ripercussioni". Quegli stessi media che sfruttano ampiamente le nudità (Panorama e TV già citati, per esempio) sono infatti pronti a scagliarsi addosso ai fumetti se lo fanno a loro volta (a proposito, lo sapete, vero, che i manga sono tutti erotici?). Insomma, a prescindere da qualsiasi opinione, quella di Lanciostory mi è parsa una scelta coraggiosa.

MERRY CHRISTMAS!


L'immagine arriva dalla copertina della rivista inglese Rainbow del 1917.

PIN-UP NATALIZIE


Il Natale è stato fonte di ispirazione per molte pin-up in tema. L’illustratore Gil Elvgren, specializzato in immagini di fanciulle, realizzò diverse pin-up in abbigliamento invernale, dominate dal rosso e dal bianco (i colori dell'abito di Babbo Natale) e da paesaggi innevati. Come l'illustrazione Out in the Cold, del 1954, in cui traspare il tipico gusto americano del tempo, con una passione per le fulgide bellezze bionde, molto lontane dalle anoressiche modelle odierne. Un gusto che ha fatto proprio anche un fumettista contemporaneo, Frank Cho (celebre per la strip Liberty Meadows), che immortala più volte la propria Brandy (sempre da Liberty Meadows) in vesti natalizie che lasciano intravedere le sue procaci forme.
Un altro fumettista, Alejandro Falugi, ama far posare spesso la propria creatura, la lentigginosa Amanda creata dallo scrittore Robin Wood, col cappello del vecchio Santa Claus e glutei ampiamenti esposti, quando al barbuto portatore di doni non si avvinghia in un abbraccio sospetto (che ne penserà la signora Claus?).
Tornando indietro nel tempo, un lungo discorso andrebbe fatto sulla striscia Male Call grazie alla quale nel 1942 il fumettista americano Milton Caniff traspone in striscia l'idea della pin-up, creando un personaggio femminile destinato a sollevare il morale delle truppe americane. L'affascinante Miss Lace svolge ovviamente il proprio compito anche nel giorno di Natale, con grande soddisfazione dei soldati. Insomma, Buon Natale a tutti, gente!

PATRIOTTISMO


Spesso Capitan America è indicato quale supereroe maggiormente patriottico del fumetto a stelle e strisce. A mio avviso, tuttavia, tale palma spetta a Superman. L'immagine allegata sembra dimostrarlo.

domenica 12 dicembre 2010

12 DICEMBRE

"12 dicembre 1747. Eventi straordinari si sono stranamente intrecciati alla mia vita, prima ancora di entrare in contatto con i loro protagonisti e addirittura prima di sapere della loro esistenza. Suppongo che la maggior parte dei vecchi, come me, preferisca rivolgere lo sguardo alla carriera passata con un senso di appassionato interesse e di tenero ricordo, piuttosto che osservare gli avvenimenti – probabilmente molto più interessanti per tutti gli altri – che si stanno svolgendo sotto i loro occhi. E ammesso che generalmente sia questo l'atteggiamento dei vecchi, quanto più lo è per me!… Accingendomi a scrivere la strana storia legata all'infelice Lucy, devo iniziare da un tempo molto più antico. Io stesso venni a sapere le vicende della sua famiglia solo dopo aver conosciuto lei; ma, per rendere comprensibile il racconto a tutti, devo disporre gli eventi secondo la loro successione cronologica, non secondo l'ordine in cui io li appresi."

da "La Clarissa" di Elisabeth Gaskell, del 1856

IL FACCIONE DI BABBO NATALE

VOLUMI GIRAMONDO


Certe volte mi domando quale storia ci sia dietro un libro, un fumetto o una rivista, che compero. Chi l'ha letto in precedenza, dove è stato, se è piaciuto o meno… Ovviamente non mi riferisco ai fumetti e ai libri nuovi, comprati in edicola o libreria, ma a vecchi volumi, materiale usato. È il caso di questo "Daily Mail Boys Annual", acquistato un paio di giorni fa su una bancarella nella città di Parma. Per chi non lo sapesse, gli Annual sono pubblicazioni, annuali appunto, che andavano fortissimo in Inghilterra fino agli anni Settanta. Alcuni esistono ancora oggi, ma sono molto meno e decisamente meno popolari. In poche parole si tratta di volumi cartonati che raccolgono il meglio di una rivista (fumetti, racconti, articoli, ecc.) pubblicati in vista del Natale per diventare strenne natalizie per i giovani lettori inglesi. Spesso si trovano le dediche di genitori, nonni, zii, ecc. sulla prima pagina. L'annual appena aggiuntosi a quelli già presenti nella mia libreria dovrebbe essere del 1956 (la data non è riportata, ma da alcuni dettagli interni sembrerebbe di quell'anno). Sfogliandolo, oltre al luogo di stampa (London) mi imbatto in un piccolo adesivo di una libreria presso la quale è sostato (chissà quando), la Arcadian Bookshop, che non ha sede in Inghilterra, ma a Johannesburg (Sud Africa). Insomma, il volume è passato da Londra a Johannesburg a Parma (e magari anche per altri luoghi, ma non mi è dato saperlo), dimostrandosi un discreto viaggiatore, deliziando più di un giovane lettore e, ora, anche un attempato fanatico della carta stampata.

mercoledì 8 dicembre 2010

BABBO NATALE


Ormai è l'8 dicembre, si può quindi cominciare a postare qualcosa in tema natalizio…

Oggi si parla parecchio di globalizzazione, come se si trattasse di un fenomeno recente, eppure “fenomeni di globalizzazione” esistono da quasi un secolo e, almeno una volta, ci ha messo lo zampino un illustratore. In periodo natalizio è doveroso ricordare che la rappresentazione iconografica di Babbo Natale che tutti conosciamo, e che è diffusa in tutto il mondo, nasce nel 1931 grazie a un illustratore, Haddon H. Sundblom, che la portò sulla carta su richiesta della Coca-Cola. Proprio così, in occasione di un'imponente campagna pubblicitaria The Coca-Cola Company chiese a Sundblom di realizzare un Santa Claus che incarnasse lo spirito dell'azienda.
Ma chi era Haddon Hubbard Sundblom? Nato a Muskegon, nel Michigan, il 22 giugno 1899, e scomparso il 10 marzo del 1976, Sundblom, Sunny per gli amici, dopo un'infanzia difficile e scuole d'arte serali approdò nel mondo dell'illustrazione commerciale. In tempi in cui la fotografia era ai primordi e la televisione praticamente non esisteva, la maggiore risorsa per la pubblicità erano proprio gli illustratori, o pittori commerciali se preferite, dato che negli anni Venti erano i colori a olio e la tela i principali strumenti di lavoro di questi artisti.
Sundblome nel 1930 fu contattato dalla Coca-Cola perché realizzasse delle immagini pubblicitarie, il risultato piacque talmente tanto che l'azienda l'anno successivo gli commissionò un'immagine natalizia con Santa Claus. Quale modello per il corpulento portatore di doni, inizialmente Sunny si ispirò a un suo vicino, un venditore in pensione, poi capì che il proprio volto poteva essere l'ideale. Santa Claus ebbe quindi la sua faccia. I colori dell'abito, rosso con bordature bianche, erano quelli istituzionali della Coca-Cola. Per le atmosfere si ispirò invece al poema del 1822 di Clement Moore dal titolo 'Twas the Night Before Christmas, ecco quindi elfi e gnomi di contorno. In dipinti di matrice classica, con una grande attenzione nell'uso della luce, emerse un mondo fiabesco eppure credibile, al cui centro vi era un paffuto signore vestito di rosso e dalla gote rubiconde, ovviamente con una bottiglia di Coca Cola in mano. Sundblom ha disegnato Santa Claus fino al 1964, ma quello che più importa è che il “suo” Santa Claus è diventato di tutti, dato che da allora chiunque lo rappresenti, in qualsiasi parte del mondo, ne riporta le medesime caratteristiche.
Ovunque tu sia, Sunny, ti ringraziamo e ti auguriamo Buon Natale!

lunedì 6 dicembre 2010

6 DICEMBRE

"Dove si trovavano essi in quel momento, alle otto del mattino di quel giorno che in Terra era chiamato il 6 dicembre? Certamente vicino alla Luna, ed anzi abbastanza vicino perché essa loro apparisse come un immenso parafuoco nero posto innanzi al firmamento. Quanto alla distanza che li separava, era impossibile determinarla. Il proiettile, obbedendo a forze inesplicabili, aveva rasentato il polo nord del satellite a meno di cinquanta chilometri. Ma, da due ore dacché era entrata nel cono d'ombra, questa distanza s'era accresciuta o diminuita?"

da "Intorno alla Luna" di Jules Verne, del 1870

sabato 4 dicembre 2010

4 DICEMBRE

"4 dicembre.
La merla è ancora davanti a me sul tavolo. Ha un po' meno appetito dei giorni scorsi. Invece di chiamarmi senza sosta, sta ferma al suo posto, non sporge più la testa dal buco della scatola, vedo spuntare appena le piume della sommità del capo. Questa mattina, nonostante il freddo, sono andata al vivaio con i signori Razman. Sono rimasta indecisa fino all'ultimo momento, la temperatura era tale da scoraggiare persino un orso e poi, in una nicchia scura del mio cuore, c'era una voce che mi diceva che te ne importa di piantare altri fiori?"

da "Va' dove di porta il cuore" di Susanna Tamaro, del 1994

venerdì 3 dicembre 2010

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 31

Entro in un negozio di giocattoli. Per un articolo cerco le ultime novità della Lego: dei robot che si ispirano agli anime. La proprietaria, una gentile signora di una certa età, mi accompagna cerimoniosa allo scaffale. Poi domanda: “quanti anni ha il bambino?” Risposta: “ce l'ha davanti.” La signora sorride pensando che io scherzi, poi capisce che dico sul serio. “Oh, scusi”, balbetta allontanandosi con la scusa di lasciarmi scegliere. Sospetto che abbia telefonato ai carabinieri…

giovedì 2 dicembre 2010

ADDIO, LESLIE


Ci ha lasciati domenica 28 novembre Leslie Nielsen, indimenticato protagonista di "Forbidden Planet".

lunedì 15 novembre 2010

BAT-STRIPS


Batman non è sempre stato come lo conosciamo oggi. Il personaggio cupo, talvolta persino tormentato, impegnato in realistiche storie poliziesche e dotato di una tecnologia avveniristica ma credibile dei giorni nostri, fino alla seconda metà degli anni Sessanta vantava caratteristiche molto differenti. Certamente, nella sua prima versione – Batman nasce nel 1939, sul numero 27 del comicbook Detective Comics – il creatore Bob Kane lo dipinse come un giustiziere spietato e solitario, disposto anche a eliminare fisicamente i suoi avversari. Ben presto, però, le atmosfere delle sue storie cominciarono a stemperarsi. Con l’arrivo di Robin, avvenuto nel 1940, divennero dei polizieschi più blandi, infarciti di personaggi grotteschi, trovate umoristiche, esagerazioni poco credibili. Il disegno si allineò alle trame, grazie a un protagonista dal corpo muscoloso e tondeggiante e dalla mascella squadrata, a un tratto semplice, a tavole che erano un misto di pop art e di trovate naif. La serie piaceva così, portando anche a produzioni televisive che ne esaltavano il lato giocoso e camp, e che a loro volta influenzavano il fumetto in una sorta di circolo vizioso. Tutto, appunto, fino a metà anni Sessanta, quando un forte calo delle vendite spinse la DC Comics, editore del personaggio, a un cambiamento drastico, che trovò definitiva maturazione negli anni Settanta (quando cessò la forte influenza del popolarissimo telefilm interpretato da Adam West) con un Batman ormai maturo e realistico nelle storie come nei disegni. Ma ciò che ci interessa esaminare in questa sede è proprio il periodo più “leggero” del personaggio, in particolare quello delle strisce degli anni Quaranta.

SI STAMPI!
Attualmente negli Stati Uniti il mezzo trainante, da un punto di vista artistico oltre che commerciale, per i fumetti è considerato il comicbook. Negli anni Trenta e Quaranta, al contrario, “padrone del mercato” erano le strisce (quotidiane e settimanali) pubblicate sui newspapers. I fumetti più famosi e gli autori più validi lavoravano per i syndicates che fornivano decine e decine di serie alle centinania di quotidiani, locali e nazionali, degli States. Si parla di fumetti del calibro di Buck Rogers, Flash Gordon, Tarzan, Prince Valiant e di fumettisti superstar come Alex Raymond, Hal Foster, Milton Caniff, ecc. ecc. La neonata industria del comicbook per quanto frizzante, colorata e in forte ascesa, non poteva competere con i veterani della nona arte e con i loro personaggi, che già vantavano milioni di lettori grazie anche a una diffusione capillare e in un certo qualmodo gratuita (i fumetti erano inclusi nel costo del quotidiano). Non sorprende, quindi, che quando Bob Kane si vide proporre la possibiltà di pubblicare il suo Batman sotto forma di strisce fece un balzo sulla sedia e accettò immediatamente. Addirittura, affidò il comicbook ad altri autori per dedicarsi completamente alle strips. Nel corso dei decenni Batman è apparso in cinque differenti occasioni sui quotidiani (1943, 1953, 1966, 1978, 1989), ma è nelle storie pubblicate tra il 1943 e il 1946 (più esattamente le dailies dal 35 ottobre ’43 al 2 novembre ’46, le sundays dal 7 novembre ‘43 al 27 ottobre ’46), sotto il titolo “Batman and Robin”, che emerge lo spirito avventuroso e un po’ infantile del periodo. Inoltre, le strisce quotidiane sono state disegnate in maggioranza dallo stesso Kane, che proprio su questa produzione ha riversato il suo maggiore impegno come matitista.
Il syndicate delle batstrips era McClure, che per il lancio del noto personaggio sui quotidiani (e invogliare gli stessi ad acquistare le strisce) diede vita a una serie di iniziative promozionali. Innanzitutto vennero realizzate sei strisce introduttive (testi di Bill Finger, matite di Bob Kane, chine di Charles Paris), leggibili autonomamente, che non narravano una storia ma presentavano il personaggio e il suo mondo. Il dinamico duo, le origini di Batman, il maggiordomo Alfred, il batsegnale, la batcaverna, la batmobile e il batplane, beneficiarono ognuno di una striscia (in 3 o 4 vignette) in grado di rendere familiari personaggi e loro avventure anche a lettori che non ne avessero mai visti i comicbook. La McClure realizzò anche un fascicolo di dodici pagine per presentare la serie ai potenziali acquirenti, i quotidiani, inserendovi le sei strisce introduttive, due settimane di dailies (quindi altre 12 strisce), una tavola domenicale e altro materiale promozionale. Per i lettori veri e propri, invece, alcuni quotidiani stamparono dei piccoli gadget. Il Philadelphia Record distribuì 250.000 mascherine di carta di Batman, che sul retro riportavano la pubblicità della serie. Ovviamente apparirono pubblicità sui quotidiani che avrebbero ospitato la striscia, mentre la DC Comics pubblicò (ma solo nel 1945) su Batman e Detective Comics l’invito ai lettori dell’uomo pipistrello a scrivere al quotidiano della loro città perché pubblicasse le strisce dei loro beniamini.

GLI AUTORI
Come si è visto, inzialmente fu Bob Kane a sostenere la maggior parte del lavoro come matitista, ma ben presto dovette chiedere aiuto ad assistenti e colleghi. Il creatore di Batman cedette quasi subito le sundays per concentrarsi sulle dailies. Realizzò, infatti, solo le prime dieci tavole domenicali, affidandole poi alla matita di Jack Burnley che se ne occupò fino alla fine con due sporadiche interruzioni: un breve ritorno di Bob Kane sulle tavole dalla 86 alla 90, e un aiuto di Fred Ray dalla 133 alla 137. I testi erano principalmente di Bill Finger, ma molti anche di Al Schwartz.
Le strisce quotidiane, disegnate per la maggior parte da Kane beneficiarono delle chine di Charles Paris. Solo in alcune sequenze, per motivi vari, Kane dovette chiedere l’aiuto del solito Jack Burnley. Da segnalare anche una breve storia (“A Change of Costume”) firmata da Dick Sprang, tra il febbraio e il marzo del 1946, nella quale il disegnatore dà una forte impronta personale e, approfittando della presenza di un ballo in maschera nella trama, pigia l’acceleratore sul grottesco. Inoltre, il Batman di Sprang, soprattutto negli anni a venire, è destinato a divenire l’immagine icona dell’uomo pipistrello del periodo, grazie al fisico possente e allo squadrato volto sorridente che Sprang dipinge con grande naturalezza.
Una curiosità, tutte le strisce quotidiane (a parte le sei introduttive) furono disegnate su carta Craftint, un supporto molto usato dai disegnatori del tempo, che permetteva di creare delle retinature applicando sulla carta un particolare liquido tramite un pennello. In altre parole, sulla carta erano stampati i puntini, ma questi diventavano visibili, ovvero neri, solo a contatto con lo specifico liquido. La Craftint permetteva di creare zone grige senza bisogno di applicare retini. Kane utilizzò solo Craftint puntinata, ma ne esistevano anche con motivi a righe. Ai giorni nostri questo tipo di carta non viene più prodotto.


LE DAILIES
Per il lettore del ventunesimo secolo immergersi nella lettura delle strisce di Batman degli anni Quaranta è un po’ come fare un viaggio nel tempo per scoprire un personaggio molto differente da quello attuale. Quasi sempre composte da quattro vignette, tre se era necessario fornire una panoramica del luogo in cui era ambientata l’azione, le strip erano disegnate con un tratto semplice. D’altra parte, Bob Kane ha sempre avuto una “visione sintetica” del medium fumetto, che a suo avviso non doveva puntare troppo al realismo, in altre parole preferiva la stilizzazione a un tratto troppo illustrativo (questo tra l’altro fu motivo di attrito col più illustrativo Jerry Robinson, suo assistente sul comicbook di Batman). Le strisce, con il loro spazio limitato e la necessità di usare pochi ed efficaci tratti ben si coniugavano quindi con la sua idea di comics, in buona parte mutuata proprio dalla passione nei confronti delle strisce di suoi illustri colleghi. Il Batman delle dailies vanta quindi un tratto pulito, cartoonistico, che pone attenzione ai contrasti tra bianchi e neri, ma fa uso anche del grigio grazie alla retiatura. Kane si prodigò nel rendere più avvincenti strisce e singole vignette attraverso un capace uso delle inquadrature, fu infatti uno dei primi autori a usare in tale ambito inquadrature mutuate dal cinema: viste dall’alto, viste dal basso, frequenti cambi d’angolazione. Per quel che riguarda i personaggi, la mascellona di Batman e taluni cattivi dai volti grotteschi traggono ispirazione da Chester Gould e dal suo Dick Tracy, autore e personaggio apprezzati da Kane. Alcuni affascinanti e prorompenti characters femminili, invece, hanno probabilmente un debito con le poppute ragazzone di Al Capp e della serie Li’l Abner in particolare. A Bob Kane, insomma, lo spazio ridotto della striscia non pesa, al contrario gli consente di portare avanti la propria idea di fumetto. I testi di Bill Finger sono a loro volta semplici, una trama doveva dipanarsi e concludersi mediamente in 60 strisce.
In queste storie Batman fa uno scarsissimo uso di bat-gadget (decisamente più sfruttati in altri periodi e sul comicbook), e a parte qualche batboomerang e l’onnipresente batmobile (quella kitsch con “muso” di pipistrello), entrano in azione solo i poderosi muscoli del dinamico duo.
Sul fronte degli avversari sono completamente aboliti i superpoteri, tanto che si fatica a catalogare la striscia come supereroistica, dato che a parte qualche costume sgargiante e atteggiamenti stravaganti non sono presenti elementi che vadano oltre l’umano. Quasi assenti anche le apparizioni di nemici famosi, che ammontano al solo Joker, che fa capolino esclusivamente nella terza avventura.

LE SUNDAYS
Per quanto pubblicate nello stesso periodo, le dailies e le sundays presentavano svariate differenze, inclusa, ovviamente, quella del colore presente solo sulle seconde come da tradizione. La gabbia della tavola era molto rigida, impostata su quattro strisce di tre vignette ognuna, con la sola esclusione della prima striscia con due vignette di cui la prima grande il doppio per contenere logo e breve riassunto. Molto raramente, quando era necessario disegnare ambienti spaziosi, altre vignette raddoppiavano le loro dimensioni. In molte tavole era presente un espediente grafico ricorrente, una vignetta contenente un cerchio entro il quale era racchiuso il disegno, a sottolineare un momento particolarmente importante o semplicemente per “staccare”, creando una certa varietà grafica all’interno della pagina. Poiché affidate principalmente a Jack Burnley, le domenicali si differenziavano leggermente dalle quotidiane dal punto di vista del disegno. Burnley, infatti, aveva un tratto leggermente più dettagliato e realistico di quello di Bob Kane, mantenendo però inalterata la granitica figura di Batman.
Infine, chi volesse visionare oggi questo interessante lavoro, ancora apprezzabie seppur molto differente dalle produzioni attuali, potrà farlo a un prezzo tutto sommato contenuto, dato che dailies e sundays sono tate ristampate da Sterling Publishing in due bellissimi volumoni che costano, rispettivamente, 20,00 e 14,95 dollari. Buona lettura.


Le immagini in ordine di apparizione:
- Dettaglio dell’illustrazione di Dick Sprang realizzata per la cover del volume dedicato alle Sundays.
- Daily del 27 marzo 1944. È visibile la linea lungo la quale i quotidiani con poco spazio potevano tagliare orizzontalmente la striscia rendendola più “bassa”. Notare anche il marchio Craftint sulla carta (l’immagine si riferisce infatti all’originale della strip, non alla sua versione stampata).
- La prima tavola domenicale di Batman and Robin.
©DC Comics

venerdì 12 novembre 2010

GIORNALISTI

"I giornalisti onesti ci sono. Soltanto costano di più."
Mark Twain

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 30

In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Raccontatomi da un librario. Telefonata a uno dei principali distributori di comicshop: “Salve, dovrei ordinare delle copie dell’Almanacco del West della Bonelli.” Risposta dell’impiegato: “Cos’è un Bonelli?”. In effetti non si può pretendere una conoscenza tanto approfondita del mondo del fumetto…

martedì 9 novembre 2010

FUMETTISTI MESSI A NUDO


Se vi piace la rubrica di questo blog dal titolo "Sempre meglio che lavorare" apprezzerete molto il libro di Bryan Talbot (noto fumettista inglese, autore tra l'altro di Luther Arkwright e di "La storia del topo cattivo") "Il fumetto a nudo" (Comma 22, 12 euro). Non si tratta di un fumetto, ma di una sorta di diario di ricordi e di raccolta di testimonianze, raccontati in brevi "istantanee", che svelano il lato privato dei fumettisti, soprattutto le loro disavventure a fiere, convention, incontri pubblici e avvenimenti simili. Eventi tragicomici che solitamente circolano solo tra gli addetti ai lavori. Il libro scorre velocemente e strappa parecchie risate, ma smonta anche molti miti. Personalmente, una delle impressioni che ne ho ricavato è che i fumettisti inglesi (essendo Talbot inglese, molti aneddoti riguardano suoi connazionali) sono una banda di alcolizzati. Inoltre, non vedrò più con gli stessi occhi le opere di Grant Morrison, autore che apprezzo molto, adesso che ho scoperto che si è letteralmente cagato addosso in aereoplano a causa di un cocktail di droghe. Insomma, leggete il libro a vostro rischio e pericolo, io però ve lo consiglio caldamente.

9 NOVEMBRE

"Era il nove di novembre, la vigilia del suo trentottesimo compleanno, come avrebbe spesso ricordato in seguito.
Stava tornando a casa a piedi dopo aver cenato da Lord Henry, avvolto in una pesante pelliccia perché la notte era fredda e nebbiosa. All'angolo di Grosvenor Square con South Audley Street un uomo lo superò nella nebbia, camminando di fretta e con il bavero dell'ulster grigio rialzato. Teneva in mano una borsa. Dorian lo riconobbe. Era Basil Hallward. Una strana, incomprensibile paura, che non sapeva spiegarsi, lo assalì. Non fece segno di riconoscerlo e proseguì speditamente verso casa.
Ma Hallward lo aveva visto. Dapprima, Dorian lo sentì fermarsi sul marciapiedi e quindi inseguirlo. Dopo un istante sentì la sua mano posarsi sul braccio."

da "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, del 1891

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 29

Raccontatami da un manager. In una libreria una signora chiede un libro per il nipotino. Il libraio prende da uno scaffale una copia di Pinocchio e glielo porge. La donna: “ma è un libro vecchio”. Il librario: “sì, ma il nipotino è nuovo!”

domenica 7 novembre 2010

NUOVI PERSONAGGI IN 3D


A quanto pare la collezione di personaggi di fumetti in metallo della Hobby & Work, "I protagonisti dei fumetti 3D collection", sta riscuotendo un discreto successo, dato che la lista di characters comincia ad arricchirsi. Tra le future uscite, dopo un gran numero di personaggi bonelliani, vi saranno anche lo Sconosciuto, Bonaventura e Tiramolla.

7 NOVEMBRE

"Così rientrammo in Russia alle otto del mattino, il sette novembre 1938, a piedi, dalla parte del torrente, dov'era stata l'isba di Adamo. Al suo posto il granduca vide un alveare umano a dieci piani di mattoni scuri, brulicante di vite: a quell'ora, camminando sul marciapiedi, poteva sentire le grida delle donne, le voci dei mariti, lo sbattere delle porte, un ronzio confuso e modulato a tratti, come di canto.
'Le radio, Altezza' gli chiarì Ourousov, cogliendo la sua perplessità, 'scatole che riproducono le voci anche a mille verste di distanza. La maggior parte di loro le adopera pere non ascoltare nessuno e per non rimanere mai soli a pensare'."

da "La principessa e il drago" di Roberto Pazzi, del 1986

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 28


Trovato casualmente leggendo il blog di un disegnatore di fumetti. L'autore in questione si è visto arrivare una mail da un editore per cui in passato aveva realizzato delle tavole per un progetto poi mai realizzato. L'uomo gli comunicava la sua intenzione di venderle su ebay, ma per risparmiare tempo se l'autore le voleva poteva fare un'offerta in blocco. L'artista, esterrefatto, rispondeva che le tavole erano sue, non erano mai state cedute in alcun modo, solo prestate (come si fa sempre) per essere scansionate per la stampa (che non vi è neanche stata). Intimava quindi all'individuo di restituirgliele immediatamente e senza alcun costo. L'uomo, con una faccia tosta invidiabile, rispondeva che non se ne parlava neanche, che gli avrebbe fatto un prezzo di favore, e che se fosse stato accusato di furto avrebbe detto che le tavole non le aveva. Insomma, un delinquente di prima categoria.

lunedì 1 novembre 2010

BUON COMPLEANNO, DIABOLIK


Il primo numero di Diabolik esce il primo novembre del 1962. Diabolik è un ladro spietato e quasi sempre vincente. Fidanzato inizialmente con Elisabeth Gay, nel terzo numero della serie incontra la bellissima Eva Kant, che diventerà la sua compagna di vita; il loro costante scopo è rubare denaro e gioielli.
Sul metro e ottanta, circa 78 chili, capelli neri e occhi grigi, Diabolik è forse il ladro più ricercato del mondo, anche perché per mettere a segno i suoi colpi non esita a uccidere (ma per la verità questo avveniva più spesso in passato). Il suo comportamento viene dalla necessità di dimostrare la propria superiorità rispetto al resto del genere umano, fatto per lui molto più importante del bottino in sé.

1 NOVEMBRE

"La Natura, la quale ci ha giocato più di un tiro mancino, mescolando in parti ineguali argilla e diamante, per poi imbottirne una forma spesso tra le più incongrue, dando al poeta la faccia di un beccaio e al beccaio i tratti d'un poeta; la Natura che si diletta di intorbidare e complicare le cose al punto che neppure oggi (il 1° novembre 1927) sapremmo dire perché saliamo le scale di casa nostra e perché ne discendiamo (i nostri movimenti più consueti sono come il viaggio di una nave su di un mare ignoto, e quando il marinaio dall'albero maestro, puntando il cannocchiale all'orizzonte, domanda: 'Terra? Sì o no?', noi, se ci atteggiamo a profeti , rispondiamo 'Sì', ma a voler essere veritieri dovremmo dire 'No'); la Natura, che di tante cose dovrà rispondere, oltre la prolissità forse alquanto gravosa di questo periodo, la Natura, dunque, si è compiaciuta di imbrogliare ancora la matassa, fomentando la nostra confusione, quasi non le bastasse l'avere fatto di noi dei fantocci tra i più bizzarri e disperatamente costruiti (un fondo di pantaloni di gendarme sposato al velo nuziale della regina Alessandra) e ha congegnato il tutto in modo che l'intero assortimento fosse riunito da un'unica leggera cucitura. La cucitrice è la memoria, ed è una cucitrice capricciosa la sua parte."

da "Orlando" di Viriginia Woolf, del 1928

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 27

In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Un giochetto verbale che faccio spesso con un editore quando mi propone un lavoro.
Domanda: “con questo mi renderai finalmente ricco e famoso?”
Risposta dell'editore: “famoso sicuramente.”
Io percepisco una sottile ironia sul secondo punto della domanda.

domenica 31 ottobre 2010

A LUCCA PIOVE...

Giornata piovosa, quella di oggi a Lucca, nel corso dell'importante manifestazione Lucca Comics and Games. Il maltempo sta dando qualche problema a organizzatori, standisti e pubblico. Alcuni settori della manifestazione, infatti, non sono esattamente al coperto (come il Japan Palace), così piove negli stand, causando danni ai partecipanti. Inoltre il pubblico tende ad ammassarsi negli spazi coperti, evitando di circolare e impedendo (involontariamente) a chi è fuori di entrare. Sembra che gli organizzatori stiano cercando di fare il possibile per provvedere, ma allo stesso tempo non paiono adeguatamente preparati all'eventualità della pioggia (evento non così inaspettato in questo periodo). Una manifestazione di tale portata, che tra l'altro richiede un ingente esborso di denaro per l'affitto di uno stand e un biglietto non economico per il pubblico, dovrebbe prevedere un "piano di emergenza" in caso di maltempo, piano che a quanto pare non esiste.

BUON HALLOWEEN


La festa di Halloween è una delle più popolari negli stati Uniti e da qualche anno sta prendendo piede anche in Italia. La notte del 31 ottobre orde di ragazzini travestiti nei modi più disparati, ma sempre in tema horror (streghe, vampiri, scheletri, ecc.), bussano alle porte delle case e pronunciano la fatidica domanda, “trick or treat?”, traducubile all’incirca come “dolcetto o scherzetto?”. In genere ottengono il primo, un candy da aggiungere al loro personale bottino di cose dolci da portare a casa. Lungo il cammino incontrano giardini e abitazioni ornate in modo spaventoso e divertente allo stesso tempo, con una predilezione per le zucche intagliate a mo’ di faccia e con una candela al loro interno.
La zucca è un elemento ricorrente in Halloween. La leggenda racconta che, nella sua versione originale, si trattava di una grossa rapa scavata, all'interno della quale veniva inserito un tizzone ardente perché diventasse una sorta di lanterna. Furono gli immigrati irlandesi a portare tale usanza negli States, ma dato che una volta arrivati in territorio americano non trovarono grosse rape ma molte zucche, elessero queste ultime quali degne sostitute. La festa di Halloween ha insomma lontane radici europee, coincide infatti con Ognissanti (All Hallows Eve), che in antichità era una festa pagana legata a misteriosi culti e collegata alle streghe. Ai giorni nostri è solo una festa divertente, che gli europei hanno ignorato per lungo tempo, ma che da alcuni anni viene festeggiata con rinnovato entusiamo anche nella vecchia Europa e in Italia in particolare.
Nei fumetti appaiono spesso personaggi e consuetudini di Halloween. In passato la festa è stata citata in molte serie pubblicate in Italia ma magari, proprio perché poco nota, celandone o modificandone le caratteristiche salienti. Basti pensare ai celebri Peanuts, di Charles Schulz, ove il giovane Linus scrive ogni anno a un fantomatico Grande Cocomero perché elargisca doni ai bambini, mentre nell’edizione originale si rivolge a The Great Pumpkin, la classica zucca di Halloween.
La festa ottobrina appare anche in svariati fumetti disneyani, il più famoso dei quali è probabilmente “Trick or Treat”, apparso in Italia col titolo “Paperino e le forze occulte”. L’episodio in questione è realizzato nel 1952 da uno dei più grandi artisti Disney, Carl Barks, che adatta a fumetti l’omonimo cortometraggio in animazione. La storia è pervasa dall’atmosfera tenebrosa di Halloween, mostrando Qui, Quo e Qua indaffarati nel bussare alle porte del vicinato per la consueta raccolta di dolci. L’unico a rifiutarsi di esaudire la loro richiesta è l’ostinato Paperino, che al contrario si accanisce contro i nipotini con i propri scherzi. Ma l’episodio è importante anche perché introduce per la prima volta nei fumetti Disney il personaggio della strega Nocciola, perfettamente a proprio agio nella notte di Halloween, pronta a intervenire per punire il collerico papero.
Anche “Trick or Treat”, nelle sue prime pubblicazioni italiane, vede la festa di Halloween oscurata (trasformata in Carnevale) e solo negli anni Novanta restituita al suo originario splendore, con tanto di zucche e riferimenti precisi.
Il definitivo sdoganamento della festa sui fumetti Italiani avviene con una serie nostrana in cui le streghe hanno un ruolo predominante. Si tratta della famosissima W.I.T.C.H., il cui primo episodio esce nel 2001 e si intitola, guarda caso, “Halloween”. Le quattro protagoniste (Will, Irma, Cornelia e Hay Lin) partecipano con entusiasmo a un festa di Halloween in cui compaiono tutti i riti e gli ingredienti tipici della notte delle streghe: zucche, cappelli a punta, travestimenti, torce, mostri e via dicendo. L’Europa si è riappropriata di ciò che le apparteneva e anche i fumetti ne hanno tratto beneficio.

venerdì 29 ottobre 2010

SERGIO TOPPI


“Nella serie Sulle rotte dell'immaginario abbiamo riunito gran parte dell’opera di Toppi” afferma p.Stefano Gorla, direttore de il Giornalino, “una collana che vuole essere un omaggio all’artista, da 34 anni collaboratore del nostro settimanale. E, soprattutto, la volontà di ricostruire quel viaggio tracciato dallo sguardo dell’autore che si fa pellegrino tra i mondi da lui immaginati. Per questo riteniamo che la proposta sia di particolare interesse per i nostri lettori, perché mirata sulla sensibilità e sulle necessità dei ragazzi. Senza escludere tutti coloro che amano il fumetto di qualità e che, come noi, hanno sognato con le storie di Sergio Toppi”.
“Sulle Rotte dell’Immaginario” sarà inoltre l’oggetto di un’esposizione di tavole originali che si terrà a Milano dal 1° al 15 novembre presso lo Spazio Espositivo “Enzo Biagi” allestito all’interno della Libreria Rizzoli, Galleria Vittorio Emanuele II. Ingresso libero.
Di seguito, l’opera e le date di pubblicazione:
1. AFRICANE – 28 ottobre
2. MEDITERRANEE – 4 novembre
3. EUROPEE – 11 novembre
4. MEDIORIENTALI – 18 novembre
5. ORIENTALI – 25 novembre
6. INDIOASIATICHE – 2 dicembre
7. AUSTRALI – 9 dicembre
8. LATINO AMERICANE – 16 dicembre
9. AMERINDE – 30 dicembre
10. NORDICHE – 5 gennaio
11. SACRO – 13 gennaio
12. IGNOTO – 20 gennaio

La biografia di Sergio Toppi.
Nato l’11 ottobre del 1932, frequenta il liceo classico e la facoltà di Medicina, dopodiché lavora come illustratore per la casa editrice Mondadori e come animatore per lo Studio Pagot. Debutta nel mondo del fumetto nel 1960, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, disegnando il racconto storico Pietro Micca su testi di Mino Milani e alcuni episodi della serie Il mago Zurlì scritta da Carlo Triberti. Per la stessa testata disegna anche molte vignette umoristiche e illustrazioni, inclusi figurine e soldatini da ritagliare oggi molto ricercati dai collezionisti.
Nel 1972, quando la testa cambia in Corriere dei ragazzi, Toppi resta una delle sue matite, disegnando, tra l’altro, le serie Dal nostro inviato nel tempo e I Grandi del Giallo.
Dal 1974 collabora col Messaggero dei ragazzi, illustrando sia fumetti su testi altrui sia propri, e avvia un gran numero di collaborazioni con svariati editori, inclusa Cepim per cui realizza copertine della Collana America. Del 1975 sono le illustrazioni di samurai per un volume scritto dall’architetto Ettore Sottsass Jr. per Quadragono Libri, nonché copertine e fumetti brevi per la rivista Sgt. Kirk. Nello stesso anno viene chiamato da Sergio Bonelli a completare “Herman Lehmann, l'indiano bianco”, decimo episodio della collana I Protagonisti, rimasto incompiuto per la morte di Rino Albertarelli. Ed è sempre per Bonelli che Toppi disegna tre volumi della collana Un uomo un’avventura. Su testi di Decio Canzio illustra infatti le storie “L’uomo del Nilo” e “L’uomo del Messico”, mentre in completa autonomia realizza “L’uomo delle paludi”, ambientata a metà Ottocento e avete quali protagonisti gli indiani Seminole.
Nel 1976 comincia a lavorare anche con le Edizioni Paoline, sulla testata Il Giornalino, dando il via a una fruttosa collaborazione che dura ancora oggi e che lo porta a firmare uno stuolo di fumetti di ogni genere. Nel 1977, per Cepim, disegna il breve “La storia di Helena Valero” incentrato su una donna bianca rapita dagli indio Yanoama e pubblicato all’interno di un volume della collana America. Sempre in quell’anno avvia una collaborazione con le riviste della Milano Libri Linus e Alter. Per quest’ultima realizza numerosi racconti dalle atmosfere fantastiche e il suo primo personaggio seriale, Sharaz-de, ispirata alla Sherazade di Le mille e una notte.
Dal 1981 Toppi inizia a lavorare anche per la Francia realizzando alcuni episodi della L'Histoire de France en bandes dessinèés (“Storia di Francia a fumetti”) edita dalla Larousse ed episodi de La découverte du monde en bandes dessinèés (“La scoperta del mondo a fumetti”).
In Italia, nel 1982, pubblica anche sulla rivista L'Eternauta, per cui crea il suo secondo personaggio seriale, Il Collezionista, un uomo che si dedica alla ricerca di oggetti particolarissimi che rintraccia attraverso le sue ricerche nei luoghi più disparati.
L'anno successivo disegna sette capitoli del volume Americani - Storia dei popoli a fumetti, di Enzo Biagi.
Nel 1984 per la rivista Comic Art realizza numerose illustrazioni e copertine e alcuni racconti di ambientazione storica, oltre a nuovi episodi di Il Collezionista. Il personaggio viene poi pubblicato in tre volumi da L’Isola trovata nella collana I protagonisti, segnando una nuova tacca nella collaborazione a intermittenza tra Toppi e l’editore Bonelli.
Dal 1984 Toppi disegna anche per la neonata rivista contenitore Corto Maltese della Rizzoli, firmando alcune copertine, illustrazioni a commento di brani letterari, brevi fumetti.
Dal 1987 realizza illustrazioni a colori per mazzi di tarocchi d'arte della casa editrice Lo Scarabeo, per cui disegna anche quattro illustrazioni a colori di altrettanti eroi bonelliani, Martin Mystère, Tex, Dylan Dog e Nathan Never, inserite in rispettivi portfolio.
Nel 1994 collabora con il Centro Etnografico Ferrarese e grazie ad alcune iniziative di promozione del territorio, legate al personaggio di Martin Mystère, nascono i volumi “Martin Mystère presenta i Misteri di Bondeno - ovvero Etrnografia e narrativa: raccontare con il fumetto” (Edizioni Interbooks) e “Martin Mystère presenta il Carnevale a fumetti” (Edizioni Il Megalito di Tosi), contenenti alcune sue illustrazioni e una breve storia di quattro pagine.
Nel 1997 si rinsalda la collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, per cui disegna il n. 114 di Nick Raider, “Senza Respiro”, scritto da Gino D'Antonio. Nel 1999 entra a far parte dello staff di Julia, la psicologa creata da Giancarlo Berardi, di cui nel 2001 disegna anche l’episodio “Tracce di sangue”, su testi di D'Antonio, pubblicato ne L'Almanacco del giallo 2001.
In tempi recenti firma alcune copertine per la casa editrice statunitense Marvel, specializzata in supereroi, e intensifica le sue collaborazioni con Il Giornalino, testata che non ha mai abbandonato, disegnando nel 2001, su sceneggiatura di Toni Pagot, Karol Wojtyla, storia a fumetti del papa polacco. Nel 2006, su testi di Roberto Genovesi, è la volta di Gengis Khan. Nel 2008, grazie a un adattamento di Claudio Nizzi, porta sulla carta e immortali avventure del Sandokan salgariano. Il suo tratto suggestivo e ricco di tratteggio continua a incantare, in tavole spesso libere da vincoli, dal sapore classico e moderno al medesimo tempo.

29 OTTOBRE

"Ghiànnina, 29 ottobre. Fui svegliata da una vaporosa luce turchese che mi riempiva il volto. Tutta la stanza ne era illuminata. Guardai fuori dalla finestra. Era notte. Aprivo e chiudevo gli occhi per capire cosa stesse accadendo. Lo vidi inginocchiato ai piedi del letto che mi guardava senza parlare. Il suo petto era molto flaccido, i capezzoli come quelli di una scimmia femmina. Capii che era triste e capii che non potevo fare niente per lui.
'Robinson.'
Non rispose. Si alzò in piedi. Era nudo. Nella soffice luce azzurra la sua pelle rifletteva come le piume di un uccello acquatico. Notai che lo spazio tra le gambe era adesso vuoto.
'Anche domani, cioè oggi, è vacanza' dissi tanto per dire qualcosa.
Capii che piangeva in silenzio, in piedi e nudo, nel mezzo della stanza e pensai che l'intera storia iniziava ad annoiarmi. Chiusi gli occhi tentando di addormentarmi. Sentii che mi si avvicinava strisciando dentro le coperte."

da "Tre giorni festivi a Ghiànnina" di Ersi Sotiropùlu, del 1982

martedì 26 ottobre 2010

SULLE ROTTE DELL'IMMAGINARIO


A partire dal 28 ottobre, il settimanale "il Giornalino" allegherà, numero dopo numero, dodici corposi volumi dedicati a Sergio Toppi, uno dei migliori fumettisti (ma anche illustratori e narratori) di casa nostra. In questa sede riportiamo alcune informazioni estrapolate dalla cartella stampa, inclusa un'intervista realizzata da Fabrizio Lobianco. Nei prossimi giorni ci riproponiamo di recensire con cura i volumi in questione.

“Sulle Rotte dell’Immaginario” è un viaggio nella storia dell’Uomo. Nel tempo e nei luoghi che lo vedono protagonista. Chi lo racconta è Sergio Toppi, “viaggiatore immobile” che, come Salgari, si è affidato alla propria – grandiosa – immaginazione e a un meticoloso studio sul dettaglio, senza mai abbandonare la scrivania. Un nome, quello di Toppi, unico nel panorama del fumetto e dell’illustrazione europea e non solo.
Africa, Europa, l’Oriente e le Americhe, ma anche calotte polari e rotte oceaniche: “Sulle Rotte dell’Immaginario” è una collana che raccoglie, in ogni volume, 180 tavole a fumetti e 120 illustrazioni, in bianco e nero o a colori. Dal 28 ottobre, in edicola con il Giornalino, 12 volumi di 224 pagine ciascuno recuperano una produzione che copre l’80% dell’opera complessiva di Toppi, di cui la metà inedita in Italia. Un tributo a una carriera che si estende lungo 50 anni di attività artistica e che il settimanale per ragazzi dei Periodici San Paolo, in collaborazione con il Museo Italiano del Fumetto e dell’Immagine di Lucca, vuole rendere a Toppi attraverso una vera e propria impresa editoriale.


INTERVISTA A SERGIO TOPPI (a cura di Fabrizio Lobianco)

- Quando ha iniziato a dedicarsi all’illustrazione e al fumetto?
Avevo conosciuto i fratelli Pagot quando andavo ancora al liceo; ero andato a mostrare loro alcuni miei disegni, ma mi avevano detto che era meglio ritornare in seguito. Nel frattempo, mia madre – che lavorava in una piccola casa editrice – aveva portato i miei disegni al dottor Gabrielli, il nonno della Pivetti, che era un linguista che lavorava alla Mondadori. Era uno dei curatori di una riedizione dell’Enciclopedia dei Ragazzi e io ho cominciato proprio con lui, nel 1952, a pubblicare i miei primi disegni. Poi ci fu un signore, curatore dell’enciclopedia Garzanti, che mi diede da fare delle illustrazioni sul tema del Gilgamesh. In seguito mi hanno richiamato agli Studi Pagot per lavorare in ambito pubblicitario. Al tempo era un tipo di lavoro che lasciava molto spazio alla creatività. Potevi ricercare, trovare delle soluzioni con una libertà che mi sembra oggi non ci sia più. Credo sia stato un periodo per certi aspetti irripetibile, che mi ha giovato molto: mi occupavo anche di sceneggiature e scenografie. Era un periodo molto vivo e quel lavoro era affascinante, ci si confrontava con ciò che si faceva da altre parti. Ricordo che era bello studiare i personaggi, si facevano riunioni apposite. Per esempio, durante il periodo d’oro di Calimero, una volta alla settimana ci si incontrava con i fratelli Pagot, con Gianfranco Barenghi e gli altri collaboratori. Era un lavoro nel quale ci si divertiva. Tra i personaggi più noti ai quali ho dato il mio contributo in quel periodo ci sono Grisù e Calimero.

- Com’è avvenuto l’incontro con il fumetto?
Su una bancarella, a Bologna, quasi per caso. Sfogliando un numero di “Asso di Picche” rimasi colpito dalla qualità dei disegni di due autori in particolare, Hugo Pratt e Dino Battaglia. Ero giovane e non avevo una grande cultura fumettistica. Qualche volta mi capitava di leggere “Flash Gordon”, ma non ho mai avuto una passione viscerale per i fumetti, così come a tutt’oggi devo dire che non ne leggo moltissimi.

- Su quale rivista sono apparse le sue prime tavole?
Sul “Corriere dei Piccoli” intorno alla fine degli anni Cinquanta e lì continuai a pubblicare fino agli anni Settanta. Poi conobbi padre Giovanni Colasanti, un sacerdote che dirigeva il “Messaggero di Sant’Antonio”, il giornalino della basilica del Santo di Padova. A padre Colasanti, devo molto. Per un certo periodo quella pubblicazione raccolse racconti di alcuni dei più noti fumettisti in Italia, lasciando grande libertà agli autori. Io di quella libertà ho beneficiato in particolar modo mettendo le basi per quello che poi è diventato il mio stile. È da allora che ho cominciato a disegnare senza tener conto dei quadrati che nel fumetto più ortodosso scandiscono il passaggio da una scena all’altra. Più o meno nello stesso periodo ho cominciato a collaborare con “il Giornalino” e anche qui ho trovato una grande libertà, anche quando ho lavorato su sceneggiature altrui.
Una sua cifra stilistica è l’utilizzo della tavola in maniera molto libera, senza troppi vincoli dettati dalle vignette.
Buona parte dei fumettofili considera questo approccio un anatema. Chi critica questa mia impostazione delle pagine afferma che la sequenza narrativa viene meno. A me è piaciuto rompere questo schema e dare più rilevanza possibile alle scene principali e a distribuire in maniera precisa i balloon perché devono anch’essi contribuire a una disposizione equilibrata della pagina.

- E per quanto riguarda le storie che lei stesso sceneggia, come procede? Disegna direttamente la tavola o prima redige una sceneggiatura completa?
Non faccio la tradizionale stesura dattiloscritta, preferisco costruire progressivamente lo sviluppo di una storia che stia in piedi. Non metto mai per iscritto la sceneggiatura: avendo una scadenza in mente per la consegna del lavoro, passo alla realizzazione delle tavole e solo in seguito aggiungo i testi. Piuttosto posso fare una scaletta di ciò che dovrà capitare nella storia, magari prendo degli appunti. In genere disegno le storie in maniera abbastanza ordinata, a volte però mi capita di disegnare per prima una tavola o un’inquadratura che mi piace particolarmente e di adattare le altre di conseguenza.

- Quali opere sceglierebbe per esemplificare al meglio il suo percorso artistico? Di quale tua opera va maggiormente fiero?
Una risposta abbastanza elusiva potrebbe essere: la prossima che farò. In realtà quelle del Collezionista e di Sharaz-de direi che mi piacciono, ma anche altre che non sono conosciutissime, come per esempio Thanka o certe copertine per “Sgt. Kirk”, le storie e le illustrazioni di “Corto Maltese”. Inoltre per anni su “Il Giornalino” ho collaborato a un inserto che si chiamava “Conoscere Insieme” in cui sono stati esplorati tutti i grandi temi della storia, dalle prime civiltà ai Romani, dai vichinghi alle guerre del ‘900, spaziando anche attraverso i grandi personaggi, scienziati, esploratori, inventori, ecc.

- Le sue tavole in bianco e nero ricordano talvolta delle vere e proprie incisioni. È una scelta stilistica?
Sono affascinato dal contrasto forte tra bianco e nero perché mi sembra qualcosa di definitivo. Per questo amo le acqueforti, e penso che il mio stile ne risenta. Da qualche anno ho incominciato a dedicarmi all’incisione, soprattutto d’estate, quando, insieme a un amico che mi aiuta, posso disporre di spazi e strumenti adatti per mettere in pratica le tecniche incisorie. Apprezzo moltissimo le incisioni di un’artista italiana che si chiama Federica Galli. In generale, mi interessa l’arte figurativa e per il passato la mia preferenza va a Rembrandt. Mi piace anche l’arte della Secessione, a cavallo tra Ottocento e Novecento, sia nei suoi grandi rappresentanti, come Schiele e Klimt, sia nei minori, anch’essi eccezionali. Lo trovo un periodo veramente entusiasmante dal punto di vista creativo. Era l’epoca delle arti applicate e anche un tovagliolo poteva diventare un’opera d’autore. Questi “artigiani” spaziavano attraverso tutti i campi della creazione artistica grazie a una tecnica strabiliante. Non erano solo dei pittori. Erano artisti completi.

- Quali sono le principali differenze tra il lavoro di un fumettista e quello di un pittore?
Trovo che un conto sia fare il pittore, un altro fare l’illustratore-disegnatore: se un disegnatore, e quindi anche un fumettista, illustra un palazzo e questo, per così dire, non sta in piedi, lo si nota. Un pittore invece può permettersi delle licenze sicuramente maggiori.

- Lei si dedica spesso a lavori di illustrazione pura: quali sono le differenze sostanziali rispetto al fumetto?
Quello dell’illustrazione è un campo nel quale mi cimento sempre volentieri. Ho realizzato illustrazioni per quotidiani, periodici, libri e una volta per la copertina di un disco, anche se, francamente, non ricordo per quale casa discografica. Illustrazione e fumetto sono estremamente legati e non vedo grandi differenze tra questi due tipi di lavori, se non, com’è ovvio, la necessità nel fumetto di articolare la storia lungo trenta o più pagine anziché cercare di visualizzare qualcosa in un’unica tavola.

- Ha fonti particolari d’ispirazione quando crea una storia?
Ci sono racconti che devi sviluppare secondo i canoni dell’avventura pura, come quelli che ho realizzato per la Cepim; per altri puoi trarre ispirazione da fatti accaduti realmente, connotandoli poi con la tua fantasia: è quello che ho fatto con i lavori per “Linus” e “Corto Maltese”. Questo tipo di storie sono quelle che appartengono al cosiddetto realismo magico. L’ispirazione qui può essere uno spunto dato da avvenimenti storici sul quale inserisco elementi, diciamo, di extrarealtà.
Quanta parte del tempo di un illustratore viene impiegata a cercare documentazione?
Abbastanza. Prima di cominciare una storia si spendono varie giornate a cercare documentazione che non sempre si ha in casa, per cui è necessario andare nelle librerie, nelle edicole. A volte io mi servo anche del videoregistratore e del fermo immagine. E poi è importante una buona memoria fotografica, anche se oggi c’è internet che aiuta molto – ma io non ho il computer! Una cosa che io ho iniziato a fare tardi e che invece consiglierei di fare sin dall’inizio è collezionare metodicamente un archivio di immagini: nel nostro lavoro è fondamentale perché un giorno ti può capitare di dover disegnare un mobile Liberty, un altro un carro armato della Seconda Guerra Mondiale, un altro ancora un paio di forbici dell’Ottocento… Da tutto ciò che vede durante una giornata il disegnatore deve ricavare elementi per il suo lavoro.

26 OTTOBRE

"Il dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dov'era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930.
Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d'un palazzo settecentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l'archivio, la stanza dei corpi del reato e i locali dell'ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: Gabinetto del Pretore.
Seduto alla scrivania, diede una sbirciata al ritratto di Vittorio Emanuele III e a quello di Mussolini appesi alla parte che aveva di fronte, poi girò lo sguardo sulle librerie e sull'armadio, fermandolo alla finestra che dava verso la valle. Trovati buoni i mobili, piacevole la vista e comoda la poltrona, si sentì soddisfatto. Che altro poteva desiderare dalla vita, oramai che era il pretore titolare di Cuvio?"

da "Il pretore di Cuvio" di Piero Chiara, del 1973

domenica 24 ottobre 2010

24 OTTOBRE

"Non aveva fretta di trovare la notizia che lo riguardava, sebbene sapesse con precisione la data e potesse trovarla a colpo sicuro. Ecco il ventidue, il ventitré, il ventiquattro di ottobre del millenovecentoventi: egli si avvicinava sempre più, ad ogni pagina che voltava, a quello che considerava il fatto più importante della sua vita; ma il giornale non ne preparava l'annunzio, non ne registrava i preliminari. Tra tutte quelle notizie che non lo toccavano in alcun modo, la sola che lo riguardasse sarebbe affiorata a un tratto, senza preavviso, come affiora alla superficie, dalla profondità del mare, un pesce saltando dietro un'esca."

da "Il conformista" di Alberto Moravia, del 1951

venerdì 22 ottobre 2010

22 OTTOBRE

"Il figlio, seguendo le indicazioni del biglietto, aprì il secondo cassetto del canterano e cercò nell'angolo a destra.
Non c'era propriamente alcun fagottino: c'era soltanto l'involto di un pezzo di panno turchino, forato e bruciacchiato in una parte, come da una palla: c'era un guscio di noce, alcuni fiori secchi, una ciocchetta di capelli castani e un pezzettino di carta, su cui erano scritte queste parole, già sbiadite dal tempo. 'notte di luna! 22 ottobre 1849', e sotto, due nomi, congiunti da una lineetta: 'Velia-Martino'.
'S'è ricordata di lui!' scappò, nella sorpresa, al Prever.
Il Mascetti nel volgersi a guardarlo si accorse che don Buti faceva cenno a colui di tacere, e volle sapere allora di chi si fosse ricordata la madre e che significasse quel ritaglio di stoffa così forato.
Quando glielo dissero, non seppe più toccare quegli oggetti, che appartenevano alla remota gioventù di sua madre, prima ch'egli nascesse."

da "Gioventù" di Luigi Pirandello, del 1902

giovedì 21 ottobre 2010

X-MEN CONTRO DRACULA


Di imminente pubblicazione in Inghilterra, sulla testata Marvel Heroes di Panini, è questa copertina disegnata da John Royle, artista indigeno che ha realizzato le matite di una storia che vede i celebri X-Men scontrarsi con Dracula il vampiro. I testi della storia sono di Mitchel Scanlon, le chine di David Roach, i colori di John Charles. Per chi non la conoscesse, Marvel Heroes è una rivista mensile diretta a un pubblico di giovanissimi, contenente fumetti e giochi relativi a personaggi Marvel.

per l'immagine ©Marvel Comics

21 OTTOBRE

"21 ottobre. La prima fotografia del marziano, mi dicono, è stata venduta, la sera stessa del suo arrivo, per tre milioni, a una agenzia americana. Il fortunato fotografo poteva ricavarci di più ma ha ceduto di schianto alla vista dei biglietti di banca. La vita dei partiti sembra essersi fermata. Oggi il marziano ha assistito a una seduta della Camera dei Deputati. Gli oratori balbettavano. Una proposta di legge sull'aumento di certe tariffe doganali è stata approvata all'unanimità, euforicamente. I deputati erano quasi tutti vestiti di scuro e si cedevano il passo l'un l'altro, con cortese freddezza. 'Sembrava' mi diceva Vittorio Gorresio 'la fine dell'anno scolastico.' Tutti ostentavano di non guardare il marziano, ben sapendo che il marziano osservava tutti. Sembra che il marziano ne abbia riportato una buona impressione."

Ennio Flaiano da "Un marziano a Roma", del 1954.

E FANNO 100!


Arriva al centesimo numero la collana Il Comandante Mark pubblicata da Edizioni if. Ristampa delle celebri storie realizzate dal trio EsseGesse, cominciata nel febbraio 2002, celebra il traguardo (non di poco conto in questo periodo di grave crisi per il mercato editoriale) con un albo dai contenuti “speciali”. Infatti, oltre a due classici episodi, ospiterà un poster a colori, realizzato dal bravissimo Paolo Morisi, la cronologia completa degli episodi de Il Comandante Mark, curata da Gabriele Ferrero, e un episodio a fumetti inedito che vede protagonisti i Lupi dell’Ontario. La storia, opera di Alessandro Russo, è illustrata da Riccardo Chiereghin che reinterpretano il personaggio attraverso rinnovati stilemi grafici e narrativi. In edicola a € 5,40. 224 pagine in B/N.

UNA MOSTRA PER I MOOMIN


Per celebrare i loro sessantacinquesimo anniversario, il museo inglese Bury Art Gallery (informazioni a fine post) dedica una mostra ai Moomin, dal titolo "Magical Moominvalley: The Illustrations of Tove Jansson", che esordirà il 23 ottobre.
Il mondo dei Moomin è stato creato da Tove Jansson, artista finlandese figlia dello scultore Viktor Jansson e dall'illustratrice Signe Hammarsten-Jansson. Nonostante cominci a pensarci già a fine anni Trenta, la Janson lo porta sulla carta solo nel 1945, nel libro per bambini intitolato Småtrollen och den Stora Översvämningen (“I piccoli troll e la grande alluvione”). All'inizio degli anni Cinquanta l'agenzia inglese Associated Press chiede alla Janson di creare una striscia dedicata al mondo dei Moomin, che fa il suo esordio sul quotidiano London Evening News nel 1954. Prendono così definitivamente forma le avventure un po' naif di Moomintroll (questo il nome originale del protagonista), un benevolo troll dalle forme tondeggianti, tanto da spingere i primi traduttori italiani a indicarlo come un ippopotamo. Moomin è presto circondato da una miriade di comprimari. Innanzitutto i genitori, prima persi e poi ritrovati, poi la fidanzata Adipella (in originale Snorkföken). Tutti Moomin, e in quanto tali identici nell'aspetto, se non per qualche piccolo dettaglio che permette di distinguerli: un cappello per papà Moomin, un ciuffo di capelli per Adipella, ecc. Ci sono poi una pletora di animali veri o inventati, tra cui un buffo topolino che appare sin dalla prima vignetta, l'amico Sniff e l'umano Pipetta (in originale Snorkföken). Fatto curioso è che non vi è grande distinzione tra esseri umani, che appaiono molto limitatamente, Moomin e altri animali (veri o immaginari), dato che tutti mostrano comportamenti umanizzati, vivono in case, stringono complesse relazioni interpersonali. Apparentemente serie per bambini, in realtà quella dei Moomin è apprezzata da un pubblico vasto ed eterogeneo, che rimane incantato di fronte ai teneri comportamenti dei personaggi, alle prese con situazioni quotidiane abbastanza semplici e avventure dai buffi risvolti: una gita in spiaggia, una nuova casa, l'incontro con strani pirati, un'alluvione, ecc. Delizioso il disegno, semplice ma ricco di trovate, molto attento nella rappresentazione della flora, svelando le doti di naturalista dell'autrice. Dopo cinque anni, esausta per i pressanti ritmi di una striscia quotidiana, Tove lascia che sia il fratello Lars Jansson a proseguire la serie, che procede fino al 1975. Oltre al fumetto, dei Moomin esistono complessivamente tre libri per bambini riccamente illustrati e dieci romanzetti con immagini in bianco e nero. Tale produzione libraria, in Italia è edita da Salani sotto il titolo Mumin, e anche molti nomi dei personaggi sono stati cambiati, per esempio Pipetta è diventato Tabacco. Il fumetto è stato invece parzialmente pubblicato dalla rivista Linus negli anni Sessanta e in due volumi della Milano Libri negli anni Settanta.

Info sulla mostra.
• Magical Moominvalley: The Illustrations of Tove Jansson from Tampere Art Museum Moominvalley Collection Finland - 23rd October 2010 to 15th January 2011 Bury Art Gallery, Museum and Archives, Moss Street, Bury BL9 0DR. Opening Times: Tue-Fri 10.00-17.00; Sat 10.00-16.30; Recommended last entry time: 16.45 on Weekdays. Tel: 0161 253 5878 E-mail: artgallery@bury.gov.uk Web: www.bury.gov.uk/MuseumsandGalleries

venerdì 10 settembre 2010

MUMBLE MUMBLE… 19

Sulla rivista "Il Libraio" di questo mese è ospitato un interessante editoriale, dal titolo "A cosa servono gli editori", che riflette sul ruolo degli editori. Il pezzo si riferisce agli editori di libri e saggi, ma credo che possa tranquillamente essere riferito anche a quelli di fumetti. Non aggiungo mie considerazioni, lascio che a parlare sia Stefano Mauri, autore dell'intro di cui riporto un brano.
"Gli editori incontrano un testo scritto da uno sconosciuto. Ne capiscono per primi il valore. Investono risorse, intelligenza, creatività e denaro per trasformare quel progetto in qualcosa di vero e necessario. Sostengono l'autore anche umanamente, perché credono in lui e gli danno credito. Elaborano una strategia di pubblicazione che collochi quel progetto nella giusta prospettiva di tempo, di luogo, di mercato. Il loro marchio rassicura i lettori perché hanno costruito un rapporto di fiducia."
Nuff said!

LIBRI SUI DRAGHI


Sistemando alcuni file sul computer, mi sono reso conto di aver recensito, nel tempo, diversi libri sui draghi. Eccone un paio.

COME ALLEVARE E ACCUDIRE UN DRAGO
di Jospeh Nigg e Dan Malone (illustrazioni)
Il Castello
cartonato, colore, 128 pagine, 12,90 euro
Confesso di aver provato un certo scetticismo di fronte al titolo di questo volume. Ho sempre ritenuto impossibile ridurre un drago alle condizioni di animale domestico, e dei pazzi coloro che ci provavano. Un'attenta lettura delle linee guida di John Topsell (allevatore di fama internazionale e nipote di Edward Topsell, autore nel 1608 del tomo Historia dei serpenti) mi ha però fatto del tutto ricredere. È evidente che il compito si presenta come assai gravoso, ma affatto impossibile. Tutto sta nell'individuare il drago in sintonia con la propria personalità (la gamma si estende dal Drago occidentale a quello Asiatico, dalla Cocatrice al Serpente Arcobaleno e via dicendo), e nell'allestire spazi idonei in cui farlo vivere. Fortunatamnete il libello in questione è prodigo di consigli su ogni aspetto: dall'alimentazione alla comunicazione, dal trasporto all'igiene. Qualche contrattempo può sempre capitare, si consiglia in particolare di fare attenzione ai draghi che sputano fuoco, ma perseveranza e pazienza premieranno chiunque segua con attenzione le istruzioni e con amore il proprio cucciolo squamato (o piumato, nel caso della Cocatrice). A chi restasse perplesso di fronte all'uso di disegni a scapito di foto, va detto che Dan Malone è un'eccellente pictor. Le sue illustrazioni, spesso di grande formato, riescono a immortalare ogni tipo di drago, non solo nell'aspetto ma persino nell'indole. Immagini molto curate fissano sui fogli di pergamena tutto il fascino di queste meravigliose creature, prediligendo tonalità pastello e pose spettacolari. Insomma, un libro non solo utile ma anche piacevole da sfogliare.

DRAGOLOGIA
di Ernest Drake, con illustrazioni di Wayne Anderson, Douglas Carrel, Helen Ward
Fabbri Editori
cartonato, colore, 32 pagine, 25 euro
Dragologia, sottotitolato “Il libro completo dei draghi”, non è un fumetto, ma non dovrebbe mancare nella libreria di qualsiasi lettore di fumetti, amante della fantasy o semplice sognatore. Sorta di frullato fra un testo di saggistica, un'opera di fantasy e un libro per ragazzi, si tratta di un volume studiato in ogni minimo dettaglio, la cui lettura va affrontata con la stessa propensione d'animo con cui da bambini leggevamo un libro di fiabe, o ci avventuravamo al cinema per vedere un lungometraggio animato di genere fantastico. Detto in poche parole, si tratta di un volume sui draghi, che nella grafica richiama gli impolverati tomi antichi e nelle soluzioni cartotecniche i più bei libri di produzione anglosassone. Oltre a leggerne i testi e ammirare le figure, infatti, potrete toccare con mano la pelle di drago, riflettervi in un suo occhio, ammirarne la luccicante polvere (ottenuta dalla condensazione del suo respiro). Tutto ciò grazie a inserti, gemme di plastica incastonate nella cover, libretti dentro il libro, bustine contenenti ogni sorta di cose. Se in voi c'è ancora un briciola del bambio che eravate un tempo, non potrete fare a meno di restarne incantati.

sabato 31 luglio 2010

MUMBLE MUMBLE… 18

Il copyright nella terra dei manga.
La tutela del diritto d’autore assume in Giappone dei risvolti leggermenti inquietanti, fatti di eccessi di controllo e di larvate minacce. Chi scrive non è un legale e non ha una conoscenza approfondita del diritto nipponico, quindi le riflessioni che seguono sono esclusivamente frutto di anni di esperienze personali, costantemente a contatto con editori e autori giapponesi. Inoltre, preciso subito di essere uno strenuo difensore del diritto d’autore, ma ritengo che che certe prese di posizione “estreme” siano insensate e creino più danni che vantaggi agli autori e alle loro opere. Il problema di fondo consiste nel fatto che gli editori giapponesi non riconoscono, nemmeno minimamente, il diritto di citazione. In altre parole l’utilizzo di anche una sola immagine per illustrare un articolo, una recensione, un saggio dedicato a un loro fumetto, viene da loro etichettato come “pirateria”. Una rivista come Scuola di fumetto, per esempio, è per gli editori giapponesi impensabile (infatti in Giappone le riviste di informazione sui manga sono quasi inesistenti), dato che per ogni immagine andrebbe richiesta autorizzazione alla rispettiva casa editrice. E il problema non si limita al fatto di dover chiedere un permesso (cosa lunga e faticosa, ma fattibile), bensì si ingigantisce di fronte alle conseguenze della richiesta. L’editore giapponese, infatti, per concedere anche una sola immagine chiederà di leggere l’articolo (e subito si prospetta il problema della libertà di stampa, dato che non prenderà con benevolenza nessuna critica), magari vorrà del denaro per l’utilizzo dell’immagine, spesso obietterà che non vuole che su una stessa pubblicazione siano presenti suoi manga vicino a manga di editori concorrenti. Insomma, paralizzerà per mesi la pubblicazione, rendendo l’atto di cortesia iniziale (la richiesta di autorizzazione a usare l’immagine) una vera e propria mina vagante. Tutto ciò diventa ancora più paradossale di fronte al fatto che in realtà gli editori giapponesi il più delle volte non possiedono i diritti dei manga, i quali restano saldamente nelle mani degli artisti (al contrario di alcuni editori occidentali, come Disney o Marvel, che hanno il controllo totale sui propri personaggi). In pratica, l’editore svolge un ruolo da intermediario, quasi da agente, ma non può disporre a piacimento dell’opera altrui. Infatti, i mangaka devono dare il proprio benestare prima che l’editore firmi un contratto per un’edizione estera. Si penserà allora che siano gli artisti a essere così gelosi e protezionisti nei confronti dei loro lavori. Spesso, invece, non è così, sono al contrario ignari, o indifferenti, di fronte al “pressing” delle case editrici. Per fare un esempio pratico, quando ero editor dell’edizione italiana di un manga di Toshiki Yui chiesi all’autore una piccola intervista da pubblicare in appendice all’albo. Molto cortesemente, Yui acconsentì volentieri. Una volta pubblicato il manga, però, ricevetti un severo rimprovero dalla casa editrice giapponese, la Shueisha, che, in sintesi, mi chiedeva chi mi avesse autorizzato. A parte l’illogicità della domanda (era ovvio che mi avesse autorizzato l’autore, dato che era stato lui a rispondere alle domande), sorprendente fu il fatto che anche Yui rimase molto meravigliato della cosa, dato che giustamente riteneva di potere concedere interviste a chicchessia e dato che i diritti del manga erano in ultima istanza suoi. Gli editori nipponici, insomma, cercano di mantenere un controllo strettissimo sulle opere che pubblicano, anche quando non ne hanno un vero diritto e anche quando questo diventa deleterio, dato che tende a bloccare una maggiore informazione (e quindi pubblicità) sui manga. Certamente un Dragonball e un One Piece (tanto per fare due nomi), già estremamente popolari in tutto il mondo, non necessitano di pubblicità, ma serie e autori meno commmerciali e meno noti possono solo ottenere dei vantaggi da una rassegna stampa che li presenti a un pubblico che ancora non li conosce. Un concetto che i grandi editori giapponesi (o i loro modesti funzionari) ancora non sembrano avere compreso.

venerdì 30 luglio 2010

FUMETTI IN 3D


A partire dal 14 agosto la casa editrice Hobby & Work lancerà in edicola la collezione "I protagonisti dei Fumetti 3D Collection", composta da miniature in metallo (o "soldatini") di 95 centimetri d'altezza dei più famosi personaggi del fumetto italiano, accompagnate da fascicoli di 16 pagine in grande formato. Ovviamente ogni fascicolo sarà incentrato sulla miniatura allegata, fornendo informazioni sul personaggio, amici, nemici, mondo, autore, ecc. Il tutto corredato da moltissime immagini.

Ad aprire le danze sarà Diabolik (venduto al prezzo lancio di 4,99 euro), seguiranno Zagor (a 7,99), Tex Willer (a 10,99 euro, come tutte le uscite successive), Mister No e molti altri. Si segnala una predilezione per i personaggi Bonelliani e loro amici (per esempio Cico) e nemici (per esempio Mefisto), ma anche personaggi provenienti dal fumetto erotico (Miele di Manara) e d'autore (Valentina di Crepax).
I collezionisti impazienti comincino pure a tampinare i loro edicolanti di fiducia.

sabato 24 luglio 2010

DAL BRASILE


L'amico Luigi, mezzo brasilero e mezzo italianspaghetti, mi ha recentemente inviato mail sulla produzione brasiliana, e in particolare sui fumetti in stile manga realizzati da autori locali. Dato che mi sembrano informazioni interessanti, condivido qui quelle relative alla serie Holy Avenger. Le parole sono di Luigi. Altre informazioni su Holy Avenger sono rintracciabili su Wikipedia.
"In Brasile, in particolare dove abitavo io (Goiania, accanto a Brasilia, capoluogo di Goias), c'è molta gente che aprezza i manga e la cultura orientale. E che apprezzano anche i giochi di ruolo. I manga più famosi sono quelli che hanno mischiato i manga e i giochi di ruolo, aumentando considerevolmente i clienti di questi ultimi. Si tratta di Fantasy con belle storie, e a differenza degli orientali, con poche scene di battaglia, incentrate molto di più sulla trama.
Esistono anche altri manga nazionali, ma pochi sono riusciti a superare il secondo numero. Dal 2002 in poi, queste produzioni hanno preso una direzione inaspettata. Marcelo Cassaro e la sua compagnia pubblicavano già da cinque anni una rivista di giochi di ruolo (Dragao Drasil), e hanno deciso di dare spazio ai manga nazionali, lasciando sempre da cinque a dieci pagine extra per queste storie. L'iniziativa abbe successo e dopo qualche hanno, Marcelo insieme a Erica Awano decisero di pubblicare Holy avenger, con i primi numeri come extra della loro rivista. La serie non ebbe molto successo, ma dopo i primi dieci capitoli le vendite aumentarono vertiginosamente (nessuno sa il perchè), riuscendo così a portare la serie fino alla sua conclusione nel capitolo 40."

MUMBLE MUMBLE… 17

"Giocare con le parole" potrebbe essere il titolo di questo breve post. È il lavoro di noi giornalisti giocare con le parole, ed è normale "infiocchettare" le opere che realizziamo con aggettivi positivi, addirittura altisonanti (dopotutto dobbiamo venderlo, o farlo vendere ai nostri editori). Ma mi sembra che ultimamente si giochi un po' troppo. Mi riferisco a due lanci pubblicitari visti di recente (ma in giro potrebbero essercene altri, magari segnalatemeli). Corriere e Gazzetta lanciano una collana con i fumetti di Corto Maltese e la definiscono "inedita". Come inedita? Corto è stato pubblicato in tutte le salse, Pratt, il suo autore è morto, da dove arriva il materiale inedito? Poi si va a leggere meglio e si scopre che inedito è il formato, le storie sono ovviamente le stesse. DeAgostini lancia la "nuova" collana Disegna Manga & Anime. Nuova? È la stessa pubblicata un anno fa, si tratta semplicemente di un rilancio con lievissime modifiche. Nulla di grave, per carità, ma sa un po' di presa in giro. Personalmente mi infastidisce un pizzico, mi sembra che in questo modo il lettore (e anche io appartengo a tale categoria) venga trattato un po' da fesso. Che ne pensate?

giovedì 22 luglio 2010

IL CONCORSO DI PRADA


Prada lancia un concorso per la creazione di un personaggio femminile fantasy per un potenziale fumetto. Unica richiesta, che il personaggio indossi occhiali Praga. Il premio è decisamente allettante (5.000) euro, la scadenza, purtroppo, molto vicina (31 agosto). Maggiori informazioni sul sito www.prada.com. Consiglio agli aspiranti fumettisti, ma anche ai fumettisti professionisti, di buttarci un occhio.

sabato 10 luglio 2010

NOSTALGIA CANAGLIA


Sistemando alcuni fumetti nel mio archivio, mi sono imbattuto in una pila di comicbook originali di Star Wars (al tempo editi dalla Marvel). Al loro interno c'erano queste pubblicità che mi hanno strappato un sorriso nostalgico. Lo condivido con i lettori di questo blog.