domenica 2 settembre 2007

MUMBLE MUMBLE… 1


Riflessioni sul mondo del fumetto: Torino Comics.
Sono passati ormai diversi mesi dalla Torino Comics di quest'anno, che ha dato vita a parecchie contestazioni e, a quanto mi dicono, a qualche strascico legale. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, un chiarimento in due righe. Per la prima volta la fiera del fumetto Torino Comics è stata realizzata in concomitanza e in collaborazione con la famosissima Fiera del Libro. Peccato però che gli standisti dei fumetti siano stati relegati in un capannone (e non nel Lingotto, il palazzone che ospitava gli editori mainstream) senza aria condizionata, con un caldo infernale (alcuni sono svenuti), senza indicazioni, praticamente ignorati e abbandonati al loro destino, con una carenza cronica di pubblico. Ovviamente poi si è assistito anche al classico scaricabarile delle responsabilità: colpa di chi organizza Torino Comics, colpa della Fiera del Libro che ha promesso e non mantenuto, ecc. ecc. Premetto subito che di tutto ciò non mi importa niente, quello che mi interessa sta a monte, viene molto prima del fallimento e delle polemiche. La questione interessante, almeno per me, sta nella decisione, che trovo assurda, di far svolgere le fiere assieme. Perché assurda? Perché vi ho colto il classico atteggiamento della maggior parte di coloro che si occupano di fumetti. Un atteggiamento servile nei confronti della mondo della Cultura (sì, quella con la “c” maiuscola). Come spesso accade in questi casi, gli editori di fumetti hanno fatto la figura di quelli che si presentano col cappello in mano a elemosinare qualcosa: una sorta di riconoscimento, la benedizione dei dotti che accettando una fiera di fumetti in contemporanea con una del libro ne attestano il valore. Non credo ce ne sia bisogno. Se riteniamo veramente che i fumetti possano essere cultura, non abbiamo bisogno del riconoscimento di nessuno. La Fiera del Libro accoglie qualsiasi tipo di editore (e infatti gli editori di fumetti ci sono sempre andati), allora perché “attaccarci” una fiera specifica? Questa mossa più che a una valorizzazione del fumetto porta a una sua ghettizzazione. Molto meglio mescolarsi con tutti gli editori di libri (che tra l'altro talvolta non pubblicano cultura ma solo ciarpame) piuttosto che relegarsi in un angolino con un cartello al collo con la scritta “fumetti”. Gli editori di fumetti sono forse i fenomeni di baraccone da mostrare in un apposito spazio? Non credo. Credo anzi che la Black Velvet possa stare in uno stand di fianco alla Feltrinelli, così come un volume dell'Uomo Ragno non sfigura vicino ai libri della Mondadori, e una graphic novel di Jiro Taniguchi vale quanto un romanzo Einaudi. E sono convinto che un pubblico intelligente passerebbe da uno stand all'altro senza problemi, alternando buoni fumetti con buoni romanzi e buoni saggi. Peccato che i primi a non crederci siano gli editori di fumetti.

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